PDF Per un'analisi dell'italiano tradotto nei quotidiani: considerazioni preliminari sulla costituzione di un corpus

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PDF Per un'analisi dell'italiano tradotto nei quotidiani: considerazioni preliminari sulla costituzione di un corpus

I dati mostrano con una certa coerenza che il repertorio di riferimento del sottosistema dell’italiano tradotto contemporaneo è di tipo più conservatore rispetto a quello dei testi autoctoni. Nei romanzi italiani anche il numero medio di parole per https://www.aniti.it/ periodo si è gradualmente ridotto nel tempo, con un calo da 18 a 13 parole (27,5%). Nelle traduzioni, invece, si osserva una riduzione piuttosto brusca dalla prima alla seconda fase, da 16 a 12 parole (25%), seguita da una lieve inversione di tendenza nella terza. I risultati presentano un rapporto tra il numero di occorrenze del verbo avere ed essere al passato remoto e quello degli stessi verbi al passato prossimo.

L’assetto dell’italiano delle traduzioni in un corpus giornalistico. Aspetti qualitativi e quantitativi

I dati relativi alle frequenze d’uso dei pronomi relativi il quale e cui seguono un trend comune a molti altri parametri. Si riscontra, infatti, un calo graduale e sistematico nei romanzi originali italiani in diacronia e, parallelamente, nei romanzi in traduzione, un calo dalla prima alla seconda fase e una ripresa nella terza. Già Cortelazzo (2010) aveva osservato una disponibilità leggermente maggiore per il pronome relativo nelle traduzioni; ciò detto, la “conservazione” di talune forme tradizionali non è prerogativa generale delle traduzioni tout court, ma, al contrario, differisce a seconda della fase storico-culturale su cui si concentra l’analisi.

  • Lo scarto tra i due generi testuali è netto nella seconda e nella terza fase, in cui la perifrasi è molto più utilizzata in traduzione.
  • Inoltre, la mancata “difesa” del presente indicativo a favore del progressivo può indicare che la tendenza conservatrice dei traduttori dipende da certi cliché sul presunto italiano convenzionale e tradizionale.
  • La rappresentazione della traduzione ha effetti socio-politici e funziona come un dispositivo attraverso cui l’individuo immagina la sua relazione con la comunità nazionale o etnica, di questi dispositivi il contributo cerca di rendere conto, confrontandosi in modo particolare con le proposte che vengono dagli studi non soltanto euro-americani sulla traduzione.
  • Questa specularità mostra come la complessità pronominale delle traduzioni contemporanee sia relativamente alta, attestandosi a un livello pari a quello dei romanzi italiani della seconda fase.

1. La perifrasi progressiva

In questo gruppo rientrano la perifrasi progressiva e i pronomi personali, che oggi sono entrambi soggetti a fenomeni di ristandardizzazione. […] E la verità da portare in luce è proprio quella condizione di subalternità in cui si dibattono non solo gli scrittori ma tutti. Per la maggior parte dei parametri, però, è emerso che nella prima e nell’ultima fase considerata, quelle cioè interessate rispettivamente dai processi di standardizzazione e neostandardizzazione, le traduzioni si configurano come un fattore di stabilità e di ancoraggio all’italiano della tradizione letteraria. In epoca contemporanea sembra essersi verificato un ridimensionamento nell’uso di queste espressioni, forse in reazione alla contaminazione tra scritto e parlato tentata nei decenni centrali del Novecento o forse anche perché sono un po’ passate di moda. Tra i tratti linguistici esenti da interferenza perché privi di un corrispettivo isomorfo in inglese vi sono forme lessicali enfatiche come la negazione rafforzata dalla particella mica, le locuzioni avverbiali senz’altro e meno male e l’interiezione magari. Anche in questo caso essere e avere sono stati considerati sia come ausiliari che come verbi autonomi, dal momento che il rapporto tra trapassato remoto e trapassato prossimo è analogo a quello tra passato remoto e passato prossimo. Per appurare tale tendenza all’impoverimento, siamo ricorsi a un indice che misura la varietà lessicale denominato standardised type/token ratio (STTR) fornito dal software di analisi testuale WordSmith Tools.  https://aqueduct-translations.it Questo indice è ottenuto mediante il ricalcolo da zero ogni mille vocaboli del rapporto in termini percentuali tra il numero delle parole diverse (type) e il totale delle parole o occorrenze (token) di un dato corpus; successivamente il programma procede al calcolo della media di tali rapporti percentuali. Se, insomma, in passato per questo parametro vi era uno scarto considerevole fra traduzioni e testi indigeni, oggi questo scarto sembra scomparso. Nella tabella qui presentata colpisce, https://www.traduttoreitaliano.it/ in particolare, la struttura chiastica che assumono i dati relativi alle ultime due fasi, quando la frequenza dei pronomi diminuisce nei romanzi italiani nella medesima misura in cui aumenta nelle traduzioni. Questa specularità mostra come la complessità pronominale delle traduzioni contemporanee sia relativamente alta, attestandosi a un livello pari a quello dei romanzi italiani della seconda fase. Seguendo Even-Zohar (1990), si potrebbe ipotizzare che le traduzioni rivestano un ruolo diverso (di consolidamento, di rinnovamento o di conservazione) nel polisistema letterario italiano nei diversi periodi considerati. Obiettivo dell’analisi è identificare i tratti linguistici che costituiscono il «repertorio di riferimento», ovvero «l’aggregato di norme e forme condivise in un dato periodo» (Even-Zohar 1990) da scrittori da una parte e traduttori dall’altra, per stabilire se fra la lingua dei romanzi indigeni italiani e quella delle traduzioni di narrativa vi sia una differenza statisticamente significativa.